martedì 30 novembre 2010

Energia dal moto delle acque

Energie Oggi, 2, (08), 20-23 (novembre 2010), in Inquinamento, 52, (127), (novembre-dicembre 2010)

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Noi crediamo sempre di essere i primi a scoprire qualche cosa fino a quando non guardiamo la storia. Questo è particolarmente vero quando esaminiamo la diffusione e l’evoluzione delle fonti energetiche rinnovabili, tutte derivate dal Sole, come la possibilità di trarre dal Sole calore a bassa o alta temperatura, o elettricità, di usare il vento, generato dalla diversa distribuzione dell’energia solare sulle varie parti dei continenti e degli oceani, o il moto delle onde, anch’esse provocate dal vento, o l’uso della biomassa vegetale come combustibile, direttamente o indirettamente, o dell’energia ricavabile dal moto delle acque, o dal flusso delle acque calde e fredde degli oceani, assicurato dal ciclo di evaporazioni e condensazioni dell’acqua planetaria provocato dal Sole. Per non parlare della forza del Sole nelle operazioni di “chimica industriale” come la produzione del sale per evaporazione dell’acqua di mare nelle saline. Un esame delle basi storiche e culturali delle fonti energetiche rinnovabili offre interessanti occasioni anche per lo studio della circolazione delle idee e delle invenzioni da un continente all’altro, su scala globale anche quella, dal momento che la furbizia umana nell’osservare i fenomeni della natura e terne vantaggio non è legata ad una particolare società o civiltà. Lo si era già visto a proposito dell’energia del vento, in un fascicolo precedente (EnergieOggi, 2, (06), 18-21 (aprile 2010), in Inquinamento 52, (123) aprile 2010) e questo vale ancora di più per la possibilità di “estrarre” energia dal moto dell’acqua dei fiumi o dal moto delle maree.

giovedì 25 novembre 2010

Energia per il futuro

E' in corso un vivace dibattito sul futuro dell'energia: quanto durerà il petrolio ? i mutamenti climatici vanno verso un riscaldamento globale o verso una nuova era glaciale ? Forti interessi economici diffondono l'illusione che le centrali nucleari possano risolvere i problemi di un mondo affamato di energia, nei paesi industrializzati, ma soprattutto in quelli emergenti e ancora poveri.

Gli studiosi che fanno capo al movimento "Energia per il futuro" sostengono che la salvezza va cercata nel ricorso alle fonti rinnovabili di energia e spiegano come è possibile ottenere calore ad alta e bassa temperatura e elettricità dal Sole, elettricità dal vento e dal moto delle acque, materie prime e energia dalla biomassa anch'essa "fabbricata" per fotosintesi dal Sole. Non a caso il promotore del movimento è il prof. Vincenzo Balzani, autorità nel campo della fotochimica, che occupa nell'Università di Bologna la cattedra di chimica che è stata, all'inizio del secolo scorso, di Giacomo Camician: le forze del Sole, egli scriveva già un secolo fa, potranno liberare i paesi poveri dalla miseria e i paesi industriali dall'inquinamento dovuto ad un distorto "progresso".

Il movimento "Energia per il futuro" aveva un suo sito, ricco di informazioni e stimoli, che purtroppo è stato disattivato.

sabato 6 novembre 2010

Il passato è prologo: perché la storia dell'energia solare

Conferenza Genova 3 novembre 2006

Giorgio Nebbia

Dopo lunghi tentennamenti finalmente i governi dei paesi industrializzati, e anche quello italiano, si sono resi conto che l’impoverimento delle riserve di petrolio e i danni sanitari e climatici arrecati dall’inquinamento impongono il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, tutte dipendenti dal Sole. Ma i passi sono lenti; grazie a incentivi monetari cominciano a comparire le apparecchiature “più semplici”, in Italia pannelli fotovoltaici e riscaldatori solari su alcuni edifici, e qualche generatore eolico; ben poco viene fatto per l’utilizzazione delle altre forme in cui si potrebbe usare l’energia del Sole: biomasse, applicazioni del fotovoltaico ai trasporti, eccetera.

Eppure una enorme quantità di esperienze e conoscenze è sepolta nella altrettanto enorme documentazione di ricerche, esperimenti, prove fatte nel corso degli ultimi duecento anni; molti tentativi sono stati fatti quando lo stato della scienza e della tecnica era arretrato e potrebbero risorgere con successo economico e soprattutto al servizio dello sviluppo umano dei paesi del Sud del mondo --- generatori termoelettrici, motori Stirling solari, produzione di energia meccanica dal moto ondoso, carburanti da prodotti e sottoprodotti agricoli e forestali, produzione di alghe, frigoriferi e condizionatori d’aria solari, forni domestici solari, distillatori solari di acque salmastre o marina per ottenere acqua dolce, depuratori delle acque con metodi solari, processi per immagazzinare il calore a bassa e media temperatura, stagni solari, utilizzazione delle differenze di temperatura e di salinità che il Sole genera nei mari, dell’energia “incorporata” nei piccoli salti di acqua, eccetera.

Il progetto avviato dalla Fondazione Archivio Luigi Micheletti di Brescia, che sin può consultare qui, ha il fine di raccogliere e mettere ordine negli archivi degli studi sull’energia solare in Italia, nella documentazione su quanto è stato fatto negli ultimi tre o quattro secoli in Europa, ma anche di affrontare il poco esplorato campo delle conoscenze “solari” di altri paesi e culture.

La documentazione che comincia ad essere disponibile apre nuovi orizzonti sulle attività nel campo solare ed eolico, nell’Unione sovietica, nel mondo islamico, dove l’attenzione per specchi e motori solari e eolici risale a oltre mille anni fa, nei duemila anni di culture quasi ignorate come quella cinese, persiana, indiana. In questo modo la storia dell’energia solare apre nuovi orizzonti anche nella trasmissione delle conoscenze scientifiche e tecniche fra est e ovest; emblematico è il caso della trasmissione delle conoscenze sui motori eolici dall’Asia centrale verso la Cina da una parte e verso il Mediterraneo dall’altra, vero veicolo di incontro di civiltà.

Lo studio della storia dell’energia solare permette anche di resuscitare dall’oblio molti studiosi ed inventori che si sono occupati di dispositivi capaci di mettere l’energia solare al servizio delle società umane, e la sua conoscenza aiuta, infine, anche ad evitare di ripetere errori fatti in passato, trascurando il carattere “speciale” dell’energia del Sole.

mercoledì 3 novembre 2010

Valentin Alekseevich Baum (1904-1980), pioniere dell’energia solare

Valentin Alekseevich Baum è nato il 28 febbraio 1904 a Leningrado, e si è laureato nel 1929 dall’Istituto di Ingegneria dei Trasporti di Mosca. Dal 1930 al 1934 ha lavorato nell’ufficio per le strutture termiche e metallurgiche dello stabilimento VE Grum-Grzhimalo. Nel periodo 1930-1934 Baum ha svolto numerose ricerche, alcune delle quali sono state pubblicate nella rivista "Stalprokat”, che hanno portato a perfezionamenti originali nella progettazione dei forni metallurgici.

Nel 1934 è passato ad insegnare all’Accademia Militare per i trasporti e la meccanizzazione dell’Armata Rossa e ha condotto ricerche sul riscaldamento e raffreddamento dell’acciaio per corazzature, sviluppando metodo per il rapido riscaldamento di tali lamiere, sulla miscelazione turbolenta e ha sviluppato metodi per il riscaldamento delle piastre per corazzature in modo da evitare l’ossidazione. Per il suo lavoro sul riscaldamento e il raffreddamento degli acciai ha ricevuto riconoscimenti e promozioni. Il lavoro sul mass transfer turbolento è stato l’oggetto della sua tesi di dottorato.

Nel 1939 Baum è stato invitato a lavorare per la Commissione per l’energia solare dell’Accademia delle Scienze sovietica e per l’Istituto di Energetica della stessa Accademia. Ha condotto ricerche sulle perdite di calore nell’aria sovrastante i pannelli solari e per lo sviluppo di concentratori paraboloidi per caldaie solari, eccetera, Nel 1945 ha sostenuto la tesi di dottorato in Scienze fisiche e matematiche sui processi di mass transfer in correnti di fluidi.

Dal 1949 VA Baum ha lavorato nel laboratorio per l’energia solare dell’Istituto di Energetica Krzhizhanovsky dell’Accademia delle Scienze dell’URSS e del 1953 al 1965 è stato incaricato della direzione dello stesso Istituto.

Nel 1965 è stato eletto membro e membro della direzione dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Socialista Sovietica Turkmena.

Baum ha pubblicato più di 25 lavori e nel campo del trasferimento di massa e energia e più di 100 lavori nel campo dell’energia solare. E’ titolare di molte invenzioni e ha seguito le ricerche di oltre 60 dottorandi, 3 liberi docenti in Scienze matematiche e fisiche e 6 docenti, 2 dei quali in scienze nella Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa.

Valentin A. Baum è stato membro della International Solar Energy Society e della COMPLES, Cooperation Mediterraneenne pour l’Energie Solare. Nel 1978 ha ricevuto il premio Farrington Daniels per le sue ricerche nel campo dell’energia solare e nel 1979 è stato eletto vicepresidente della International Solar Energy Society.

Valentin A. Baum, membro del Partito Comunista dal 1941, ha ottenuto nel 1953 il Diploma di Onore e nel 1954 la Bandiera Rossa per il Lavoro. Nel 1974 ha ottenuto dal Presidio Supremo della Repubblica Socialista Sovietica Turkemena il titolo di “Lavoratore honoris causa della Scienza e Tecnologia” della stessa Repubblica. Valentin Baum è morto nel 1980.

Sono debitore di queste notizie al dott. Vladislav Pasichny pasich2008@meta.ua (g.n.)

Una rassegna delle ricerche sovietiche sull'energia solare è stata pubblicata dal prof. Baum nei Proceedings of the National Academy of Science degli Stati Uniti, 1961, e si può leggere qui.

giovedì 23 settembre 2010

La chimica al servizio del vento

2011 Anno internazionale della chimica

La Gazzetta del Mezzogiorno, domenica 6 dicembre 2009

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Dimitri Mendeleev (1834-1907), il grande chimico russo, è ricordato principalmente per aver “scritto”, nel 1869, una tabella nella quale aveva disposto in ordine di peso atomico crescente tutti i 63 elementi noti al suo tempo. A mano a mano che procedeva, quando trovava un elemento con proprietà chimiche simili a quelle di uno già incontrato, lo scriveva in una casella sotto il primo, e così via. In questo modo ciascuna riga conteneva atomi con proprietà diverse e ciascuna colonna conteneva atomi con proprietà simili. Le righe si chiamano oggi “periodi” e le colonne “gruppi”. Era una intuizione sbalorditiva: infatti quando veniva scoperto un nuovo elemento, ancora Mendeleev in vita, questo andava a collocarsi proprio in una delle caselle lasciate vuote; non solo, ciascuna posizione nella tabella mostrò di avere un significato chimico ben preciso. Immagino il dispiacere di Mendeleev nel vedere che nella sua tabella c’erano degli enormi vuoti. Dopo il lantanio, che ha peso atomico 138 (138 volte il peso dell’idrogeno) conosceva il cerio che pesava 140 (un metallo usato negli accendini a sfregamento), ma l’elemento successivo noto pesava 180. Deve essere contento, là dove ora si trova, vedendo che tutte le caselle sono state riempite e anzi che quel vuoto è ora pieno di ben 17 elementi: i primi due sono lantanio e cerio, seguiti da elementi dai nomi poetici: neodimio, promezio, samario, europio, lutezio, eccetera, chiamati, per la loro limitata diffusione, ”terre rare”.

Non varrebbe la pena di parlare delle terre rare, o “elementi lantanidi” se non fossero venuti ad occupare delle posizioni commerciali e strategiche enormi, al punto che c’è un intenso crescente sfruttamento delle poche miniere in cui si trovano a bassissima concentrazione, ”rari” appunto. Tanto per capirci ve li nomino tutti, in ordine: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tallio, itterbio, lutezio. Guardate le pale dei motori eolici che si stagliano contro il cielo delle nostre colline, ruotando lentamente e producendo elettricità. Ebbene questo è possibile perché sono stati inventati dei magneti permanenti che trasformano la rotazione delle pale in elettricità e tali magneti sono costituiti da una lega neodimio-ferro-boro contenente circa il 27 % di neodimio. La lega è stata scoperta quasi contemporaneamente nel 1982 dall’americana General Motors, dalla giapponese Sumimoto e dall’Accademia delle Scienze cinese. Una turbina da 1 megawatt di potenza contiene magneti che richiedono circa 200 chili di neodimio.

Sentite parlare delle automobili ibride, a benzina e elettriche, come la soluzione ecologica del futuro ? ebbene anche in ognuna di queste c’è un motore elettrico con magneti permanenti contenente neodimio. Le auto elettriche, poi, hanno bisogno di batterie di accumulatori a idruri di nichel che richiedono uno degli elementi delle terre rare, il lantanio, con aggiunta di praseodimio, disprosio e terbio. Il neodimio è indispensabile anche in tutti i magneti permanenti di cui siamo circondati, dalla superficie dei CD e dei DVD, a quelle strisce nere delle carte di credito, senza le quali non si potrebbero fare acquisti.

Siete contenti dei bei colori brillanti delle immagini del vostro televisore ? I vivaci toni del rosso sono possibili perché il rivestimento del video contiene europio. I grandi progressi degli schermi di computers e di telefoni cellulari con cui si può comunicare col tocco di un dito sono stati resi possibili da rivestimenti di ossido di indio e stagno. Senza contare l’uso del lantanio nella raffinazione del petrolio e di terre rare nelle ultrasofisticate apparecchiature militari.

La richiesta dei metalli delle terre rare sta rapidamente aumentando e aumenta anche il prezzo dal momento che il monopolio della loro estrazione è cinese, e i cinesi fanno sapere di voler limitare l’esportazione delle terre rare per usarle tutte nei loro grandi progetti di diffusione dei motori eolici e di sviluppo dell’elettronica di consumo che producono e esportano in tutto il mondo. Oltre il 90 per cento di tutte le terre rare prodotte nel mondo, poco più di 100.000 tonnellate all’anno, sono estratte da una grande miniera che si trova a Bayanobo nell’altopiano della Mongolia. La Cina produce il 100 percento delle tre terre rare più “strategiche”: disprosio, terbio e europio, assorbe il 60 % della propria produzione e esporta il resto, ma il grande paese è in rapida espansione e si prevede che aumenterà l’uso interno e diminuirà l’esportazione di terre rare.

Si può immaginare che i paesi occidentali siano ben preoccupati e cerchino altri giacimenti dei minerali da cui è possibile estrarre terre rare. A Mountain Pass, in California, c’è una grande miniera che, negli anni ottanta, era arrivata a produrre 20.000 tonnellate all’anno di lantanio e ossidi misti di neodimio e praseodimio; fu poi chiusa nel 2002 quando la Cina cominciò a invadere il mondo con le proprie terre rare a basso prezzo. Altri giacimenti da cui estrarre terre rare, ma con maggiori costi, si trovano in Canada, in Australia, in Russia; per inciso i minerali contenenti terre rare sono accompagnati da altri contenenti gli elementi radioattivi torio e uranio. Se cesseranno le esportazioni cinesi di terre rare aumenterà il prezzo di molte apparecchiature elettroniche, dei motori eolici e delle tanto attese auto elettriche. Inutile dire che c’è una grande agitazione nei mercati mondiali dei metalli e una febbrile ricerca di nuove leghe adatte per la fabbricazione di magneti permanenti. Una di queste è costituita da cobalto e samario che però è anche lui un elemento delle terre rare. Insomma gli elementi che Mendeleev non conosceva si stanno rivelando più preziosi dell’oro e dei diamanti.

Quanta energia solare ?

La Gazzetta del Mezzogiorno (Bari), martedì 29 giugno 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il campo delle energie rinnovabili, tutte derivate dal Sole, sta vivendo un periodo turbolento. Da alcuni anni finalmente ci si sta rivolgendo al calore e alla radiazione solare e alla forza del vento per ottenere energia, soprattutto energia elettrica, in forma meno inquinante e utilizzando forze che ritornano disponibili continuamente, rinnovabili, legate ai grandi cicli della natura. Il loro successo è stato finora in gran parte possibile grazie a consistenti contributi pubblici che hanno coperto la differenza fra il costo di produzione dell’elettricità, maggiore nel caso del Sole e del vento, rispetto al costo di produzione nelle centrali termoelettriche alimentate con fonti fossili, e al “prezzo unitario nazionale” dell’elettricità che si aggira intorno a circa 6 centesimi di euro al chilowattora (anche se a casa nostra la paghiamo oltre il doppio).

Non c'è pace fra le fonti rinnovabili

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 27 luglio 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Non c’è pace neanche fra le fonti energetiche rinnovabili. A prima vista ci dovrebbe essere un generale accordo per passare dall’attuale dipendenza dalle fonti energetiche costituite da combustibili fossili come petrolio, gas naturale, carbone, o rifiuti, tutte inquinanti e non rinnovabili, a fonti energetiche rinnovabili, dipendenti dal Sole: calore solare, elettricità solare, elettricità dal vento o dal moto delle acque, calore dalle biomasse agricole e forestali ricreate ogni anno attraverso la fotosintesi solare. E invece anche fra i sostenitori di tale transizione ci sono opinioni non solo differenti, ma spesso in vivace contrasto, quasi una volontà di distruggere quello che si sta faticosamente facendo, quasi una conferma di quello che diceva Pogo nel famoso fumetto: “Ho scoperto il nemico e il nemico siamo noi”.