lunedì 29 giugno 2015

Solar Impulse 2: volo intorno al mondo



Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Quando i lettori avranno questa pagina fra le mani l’aereo solare starà percorrendo la terza tappa del viaggio intorno al mondo con l’uso soltanto della radiazione del Sole. L’aereo Solar Impulse 2 è il fratello maggiore di un altro Solar Impulse che ha già fatto vari voli in Europa ed Africa, negli anni passati. L’iniziativa viene dall’ultimo, in ordine di tempo, dei Piccard, una famiglia di pionieri del volo e delle esplorazioni oceaniche. Nel 1932 August Piccard (1884-1962) ha stabilito il primato di altezza (17.000 metri) a bordo di un pallone aerostatico; il figlio Jacques Piccard (1922-2008) nel 1953 ha costruito, in collaborazione con i cantieri italiani, il batiscafo “Trieste”, un sottomarino abitato capace di esplorare le profondità marine; dopo varie immersioni, nel 1960 ha stabilito il primato di profondità raggiungendo 11.000 metri nella fossa delle Marianne, nel Pacifico, il punto più profondo degli oceani. Bertrand Piccard, figlio di Jacques, dopo aver effettuato nel 1999 il giro del mondo in pallone senza scalo, si è dedicato alla costruzione di aerei alimentati con l’energia solare, capaci di volare sia di giorno sia di notte.

L’aereo solare è il risultato di molte innovazioni tecnico-scientifiche: si tratta infatti di un aereo molto leggero, circa 2300 chilogrammi, più o meno il peso di una auto di grossa cilindrata, con sottili ali lunghe 72 metri e aventi una superficie di circa 270 metri quadrati, ricoperta di 17.000 celle fotovoltaiche capaci di produrre circa 350 chilowattore di elettricità solare al giorno. Tali celle azionano quattro motori a elica elettrici, appesi sotto le ali, della potenza di circa 15 chilowatt ciascuno, più o meno quella di una grossa motocicletta. Per poter volare di notte l’elettricità prodotta dalle celle fotovoltaiche viene accumulata in quattro batterie a ioni di litio con elettrolita di speciali polimeri, del peso di 630 chilogrammi e capaci di accumulare circa 150 chilowattore.

La cabina è in grado di ospitare comodamente un pilota e tutta l’attrezzatura elettronica necessaria per il volo e per consentire al pilota di essere continuamente a contatto con la base che fornisce informazioni sulle condizioni meteorologiche, sulla velocità del vento, eccetera, proprio come negli aerei di linea. Nei voli lunghi, anche di alcune migliaia di chilometri, l’aereo può volare a 8000 metri di altezza di giorno, per catturare la massima quantità di energia solare, e a circa 2000 metri di altezza di notte, ad una velocità variabile fra 50 e 150 chilometri all’ora. Per il velivolo sono stati utilizzati nuovi materiali da costruzione in fibre di carbonio capaci di alta resistenza meccanica con il minimo peso e sono stati risolti problemi di aerodinamica; come celle fotovoltaiche sono stati scelti modelli con alta resa per unità di superficie.

La parte più delicata, anche rispetto a future applicazioni commerciali, riguarda la soluzione del problema del volo notturno di un aereo che può contare solo sull’energia solare. Come è ben noto il principale inconveniente dell’energia solare è che, gratuita quanto si vuole, è disponibile soltanto in alcune ore del giorno e con diversa intensità nelle varie ore del giorno e nei vari giorni dell’anno, maggiore nelle ore centrali del giorno e nei mesi “caldi” dell’anno e praticamente non disponibile in oltre metà delle 8760 ore dell’anno. Lo sanno bene coloro che hanno installato i pannelli fotovoltaici, attualmente in grado di produrre fra 1000 e 1500 chilowattore di elettricità per ogni chilowatt di potenza installata, cioè per ogni dieci metri quadrati di superficie delle celle fotovoltaiche.

Le installazioni sui tetti degli edifici, la soluzione più promettente per il futuro, sarebbero in grado, come produzione annua, di soddisfare la richiesta elettrica delle abitazioni se fosse possibile accumulare l’elettricità prodotta di giorno in modo da averla disponibile di notte. Oggi gli impianti commerciali “vendono” l’elettricità solare, prodotta di giorno, alle società elettriche che, in cambio, restituiscono di notte elettricità prodotta con le tradizionali centrali termoelettriche inquinanti, il che praticamente vanifica il vantaggio ecologico dei pannelli solari. La soluzione sarebbe rappresentata dalla installazione, nelle abitazioni, di batterie di accumulatori abbastanza leggere e capaci di raccogliere di giorno e restituire di notte l’elettricità solare. Nel 1985 il chimico americano John Goodenough costruì delle batterie costituite da un catodo (polo positivo) di ossido di litio e cobalto, e il chimico francese Rachid Yazami suggerì di utilizzare grafite come anodo (polo negativo).

Una ulteriore svolta si è avuta nel 1997 quando il catodo e l’anodo sono stati separati da un polimero, anziché da un liquido alcalino. Le batterie al litio-polimero hanno basso peso e grande capacità di accumulo dell’energia, e sono già utilizzate in molti dispositivi elettronici e elettrodomestici come computer, telefoni cellulari, eccetera. Il litio, la cui produzione è oggi di fatto un quasi monopolio di Bolivia, Cile e Argentina, e la grafite saranno le nuove materie prime strategiche come oggi è il petrolio. Il successo delle nuove batterie nell’aereo solare apre le porte alla loro prevedibile utilizzazione negli autoveicoli elettrici del futuro che possono viaggiare per molte ore, silenziosi e non inquinanti, ricaricabili in poche ore di notte. Insomma, come dicono, sia pure con un po’ di enfasi, i costruttori, Solar Impulse è anche un messaggio di speranza anche per un ambiente meno inquinato.



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