giovedì 23 settembre 2010

Non c'è pace fra le fonti rinnovabili

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 27 luglio 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Non c’è pace neanche fra le fonti energetiche rinnovabili. A prima vista ci dovrebbe essere un generale accordo per passare dall’attuale dipendenza dalle fonti energetiche costituite da combustibili fossili come petrolio, gas naturale, carbone, o rifiuti, tutte inquinanti e non rinnovabili, a fonti energetiche rinnovabili, dipendenti dal Sole: calore solare, elettricità solare, elettricità dal vento o dal moto delle acque, calore dalle biomasse agricole e forestali ricreate ogni anno attraverso la fotosintesi solare. E invece anche fra i sostenitori di tale transizione ci sono opinioni non solo differenti, ma spesso in vivace contrasto, quasi una volontà di distruggere quello che si sta faticosamente facendo, quasi una conferma di quello che diceva Pogo nel famoso fumetto: “Ho scoperto il nemico e il nemico siamo noi”.



I giornali da settimane sono pieni di notizie sullo “scandalo dell’eolico” che avrebbe portato ad illeciti arricchimenti nella costruzione di centrali eoliche. Nel caso dell’energia solare vengono venduti pannelli fotovoltaici, in grado di trasformare la radiazione solare in elettricità, con contratti che assicurano, oltre a elettricità meno inquinante, un guadagno a chi li compra o agli enti o aziende che li installano. A rigore un utente dovrebbe spendere soldi per ottenere la merce-energia, ma adesso molti di quelli che installano pale eoliche o pannelli fotovoltaici guadagnano dei soldi provenienti da vari incentivi finanziari che sono pagati da tutti i cittadini sia direttamente attraverso le tasse, sia con un sovrapprezzo nelle bollette dell’elettricità (la componente A3 del prezzo dell’elettricità). E’ giusto che soldi pubblici o anche dei singoli cittadini, siano spesi per diffondere l’uso delle energie rinnovabili non inquinanti, con vantaggio per l’economia nazionale e per la salute, ma mi sembra meno giusto che tali incentivi finiscano nelle tasche di singoli privati o di speculatori. Ci dev’essere qualcosa che non funziona.

I pannelli fotovoltaici sono venduti sulla base della “potenza di picco” (capacità di produrre energia) corrispondente a circa un chilowatt per pannelli di circa 10 metri quadrati. L’elettricità effettivamente prodotta da 10 metri quadrati di pannelli fotovoltaici nel corso di un anno ammonta a circa 1000-1200 chilowattore, circa un terzo del fabbisogno medio annuo di elettricità di una famiglia. Tale elettricità è però disponibile in maniera differente nelle varie ore del giorno e nei vari mesi dell’anno, per cui, se non si dispone di grandi batterie di accumulatori, scomodissime, l’elettricità solare, a mano a mano che viene prodotta, viene venduta alle reti elettriche “intelligenti” delle compagnie elettriche che si impegnano a fornire alla famiglia o all’utente l’elettricità corrispondente a mano a mano che ne hanno bisogno (quindi anche quando il Sole non splende nel cielo).

L’altra tecnologia solare è costituita dagli impianti a specchi che concentrano la radiazione solare su caldaie o tubi nei quali un fluido è scaldato ad alta temperatura e può, a sua volta, produrre vapore da avviare alle turbine, come avviene nelle normali centrali termoelettriche; in queste ultime il vapore è generato dalla combustione di combustibili (carbone, gas naturale, prodotti petroliferi, rifiuti) inquinanti, responsabili dell’immissione nell’atmosfera di gas, soprattutto anidride carbonica, che provocano mutamenti climatici. Ottenere lo stesso effetto, senza danni ambientali, con il calore di origine solare è il fine della tecnologia del “solare termodinamico”. Alcuni impianti usano specchi cilindro-parabolici, lunghe superfici riflettenti che si muovono continuamente per “seguire” il Sole nel suo moto apparente nel cielo; la radiazione solare viene concentrata su un tubo, posto nel “fuoco” della parabola, isolato con una copertura trasparente in modo che il calore così concentrato non venga disperso nell’aria circostante.

Le superfici riflettenti possono anche essere lunghi specchi piani che concentrano il calore solare su un solo tubo centrale sopraelevato, secondo una proposta fatta già mezzo secolo fa dell’italiano Giovanni Francia (1911-1980), come ricorda un articolo di Cesare Silvi pubblicato nella rivista “Energia Ambiente Innovazione”.

Il calore solare concentrato nel tubo ricevente dagli specchi scalda a centinaia di gradi un olio sintetico o una miscela di sali come nitrato di sodio e nitrato di potassio. In questo caso i sali fusi caldi vengono avviati ad un deposito in cui restano caldi anche di notte, quando il Sole non c’è. Giorno e notte il calore solare “immagazzinato” nei sali fusi viene gradualmente trasferito al vapore acqueo che aziona una turbina, in modo simile a quanto avviene nelle centrali a combustibili fossili. Le centrali termoelettriche solari a specchi sono macchine ingegnose ma delicate e complicate.

La citata rivista “Energia Ambiente Innovazione” fornisce i dettagli del più recente impianto solare a specchi costruito a Priolo, vicino Siracusa (simbolicamente chiamato “Archimede”), costituito da specchi cilindro-parabolici della superficie di 30.000 metri quadrati; la potenza è di 4.700 chilowatt elettrici e la produzione di elettricità è prevista in 9.200.000 chilowattore all’anno, corrispondenti a circa 300 chilowattore all’anno per metro quadrato di superficie di raccolta del Sole. Il principale limite del “solare termodinamico” è costituito dal fatto che è possibile utilizzare soltanto la radiazione solare “diretta”, quella che si ha quando il cielo è limpido; se il cielo è nuvoloso la radiazione solare non viene concentrata dagli specchi.

Il Sole è un’affascinante ma scomoda fonte di energia e può fornire energia agli esseri umani soltanto se gli si chiede di fare le cose che sa fare bene: produrre raccolti agricoli e alberi, scaldare corpi a bassa temperatura, dissalare l’acqua marina e produrre elettricità con i sistemi fotovoltaici o per effetto termoelettrico, per i quali sono possibili ancora grandi perfezionamenti.

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