Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Le fonti energetiche rinnovabili sono o non sono amiche dell’ambiente ? Da una quindicina di anni c’è una rinascita dell’interesse per tali fonti di energia, capaci di liberare l’umanità dalla schiavitù del petrolio, del carbone, del gas e dei relativi inquinamenti, e dai pericoli di scarsità. Tutte le fonti rinnovabili derivano dal Sole, inesauribile, sotto forma di radiazione, di calore, di vento, di biomassa vegetale ricca di energia, della forza del moto delle acque. E’ così sembrato che fosse possibile realizzare una “società solare”, anche attraverso molte contraddizioni. Le grandi imprese che vendono combustibili fossili e centrali nucleari sono attive nello scoraggiare le nuove speranze con la scusa che col solare e col vento sarebbe possibile coprire soltanto una piccola frazione dei fabbisogni energetici.
L’elettricità con pannelli fotovoltaici e quella ottenuta dal vento sono tuttavia riuscite ad affermarsi, anche se, più che per motivi ecologici o etici, grazie a contributi finanziari pubblici per cui chi ottiene elettricità dalle fonti rinnovabili ne usa una parte e vende il resto guadagnando dei soldi. Questa situazione ha sollevato una contestazione contro il solare fotovoltaico e l’energia del vento, aiutata da strani alleati. Una parte dell’opposizione viene dai difensori della bellezza del paesaggio che denunciano la “bruttura” degli impianti fotovoltaici che occupano grandi spazi, un ettaro di pannelli per produrre l’elettricità consumata da 200 famiglie ogni anno; il deturpamento delle creste delle colline, dei fianchi delle valli o delle rive del mare o del mare stesso, invasi da torri alte diecine di metri su cui svettano le pale eoliche.
Molti agricoltori sono ben contenti di smettere di coltivare pomodori o carciofi e di installare pannelli fotovoltaici che fanno guadagnare, per ettaro, senza far niente, come reddito parassitario, tanto più di quanto ricaverebbero dalle faticose coltivazioni del suolo. Anche se alcuni vedono, in questa tendenza, un pericolo per la distruzione di una agricoltura che, pur maltrattata, potrebbe (dovrebbe) avere ancora un ruolo importante nei confronti dei fabbisogni alimentari italiani, per diminuire le importazioni e come fonte di occupazione. Ci sono poi gli interessi delle aziende che sostengono il cosiddetto “solare termico”, una miscela di attività che vanno dalle stufe domestiche che producono calore usando scarti agricoli, o legna, fino agli impianti che producono elettricità bruciando prodotti e sottoprodotti agricoli, alcuni di origine nazionale, altri di importazione, come l’olio di palma di provenienza tropicale; interessi che si intrecciano con quelli della gestione di forni inceneritori che traggono calore dalla combustione di altre strane materie spacciate per ”rinnovabili”, fra cui una parte dei rifiuti domestici.
A questo solare termico si aggregano anche i venditori di pannelli solari per acqua calda, per il riscaldamento delle piscine, eccetera, tutti uniti nel chiedere anche loro finanziamenti pubblici. Ci sono poi le organizzazioni dei venditori di impianti che vanno dai pannelli fotovoltaici, ai motori eolici, alle stufe, alle centrali termiche, alcuni di produzione italiana, altri di importazione; anche questi, nel nome delle virtù (peraltro indubbie) delle fonti energetiche rinnovabili, premono perché il governo continui con gli incentivi ai loro clienti perché senza incentivi non vendono impianti, con conseguenze negative, dicono, per l’occupazione. Alcuni cercano finanziamenti per progetti per coprire i deserti con specchi solari in grado di produrre elettricità da esportare in Europa. Infine ci sono le proposte di usare sottoprodotti e residui agricoli e agro-industriali, biomassa anch’essa derivata dal Sole, disponibili in Italia in milioni di tonnellate all’anno, per ricavarne carburanti come alcol etilico e biodiesel in grado di sostituire la benzina e i carburanti diesel di fonte petrolifera. Qui i nemici, che comprendono società petrolifere e anche automobilistiche, si affannano a dimostrare che tali carburanti sono inaccettabili dal punto di vista del bilancio energetico e anzi sono più inquinanti dei combustibili fossili.
Povero Sole ! E dire che saresti capace, nelle innumerevoli forme in cui ti manifesti in natura, di fornire, di volta in volta, elettricità, calore, carburanti, alle case, alle fabbriche, ai mezzi di trasporto; la realizzazione di una società solare comporta il superamento di molte difficoltà tecniche, richiede macchine destinate a durare venti o trent’anni ed è possibile solo se ci si libera dalla schiavitù dei capricci a breve termine delle banche e dei governi, richiede corrette previsioni dei fabbisogni energetici a lungo termine e una mobilitazione della ricerca universitaria e di quella pubblica e privata. Si può riuscire, e il premio è rappresentato da nuova occupazione, duratura come lo sono le forze del Sole.
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