Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Chi si rivede ? gli scaldacqua solari, resuscitati da un lungo oblio grazie ad un decreto che promette soldi pubblici a chi li compra e li installa nelle proprie abitazioni o officine. Gli scaldacqua solari sono costituiti da sottili lastre di metallo annerito su cui sono stesi o in cui sono incorporati dei tubi, il tutto coperto con una lastra di vetro e appoggiato su uno strato isolante di resina espansa o di altro materiale. I pannelli sono inclinati con la faccia che guarda a sud in modo da raccogliere la massima quantità di calore solare. Nei tubi circola dell’acqua che entra dal basso fredda, si scalda per esposizione al calore solare, raggiungendo anche 80 gradi Celsius, e sale in un serbatoio isolato termicamente, posto ad un livello superiore a quello del pannello. A mano a mano che l’acqua calda viene prelevata per l’uso di cucina, bagni, eccetera, nella parte bassa del pannello entra altra acqua fredda che a sua volta si riscalda.
Gli scaldacqua solari sono stati inventati innumerevoli volte. La prima descrizione di un collettore solare di calore fu fatta nel 1767 dallo svizzero Horace de Saussure (1740-1799), geologo, botanico, alpinista, che capì che ”da questo dispositivo un giorno può venire qualcosa di buono perché è piccolo, poco costoso e facile da costruire”. Un simile collettore solare fu costruito e utilizzato nel 1830 dall’inglese John Herschel (1792-1871), chimico, astronomo, viaggiatore. Nel 1891 l’americano Clarence Kemp di Baltimore brevettò un collettore solare adatto a scaldare l’acqua per uso domestico. Kemp vendette il brevetto a vari imprenditori e agli inizi del Novecento gli scaldacqua solari erano diffusi negli Stati Uniti. Dall’America l’invenzione passò in Europa: alcune notizie si trovano nel libro: ”L’energia solare e le sue applicazioni” del 1966, ristampato di recente.
Una nuova età dell’oro degli scaldacqua solari si ebbe negli anni settanta del Novecento, dopo il primo aumento del prezzo del petrolio. Su alcune scuole ci sono ancora i ruderi dei pannelli di quegli anni, abbandonati quando diminuì il prezzo dei più comodi prodotti petroliferi. Dopo un lungo sonno i riscaldatori solari di acqua sembrano destinati ad una nuova diffusione. Finora solo i pannelli fotovoltaici e le pale eoliche (che producono soltanto elettricità) hanno goduto di finanziamenti statali che consentono un certo guadagno a chi li costruisce, li vende e li acquista. Molti altri costruttori di impianti solari, soprattutto adatti a produrre calore, anziché elettricità, il cosiddetto “solare termico”, da tempo chiedevano anche loro incentivi pubblici per poter vendere i propri prodotti.
Il “solare termico” comprende, oltre agli scaldacqua solari, anche dispositivi con i quali è possibile scaldare l’aria nelle abitazioni mediante il calore solare raccolto in pareti o pannelli. Anche di queste applicazioni di riscaldamento solare nell’edilizia ci sono molti esempi che risalgono per lo più agli anni cinquanta del Novecento; la storia dell’energia solare, a cui si dedica un gruppo presso la Fondazione Micheletti di Brescia, dove esiste anche un vasto archivio di pubblicazioni solari del passato, offre molti esempi di dispositivi di solare termico che potrebbero ispirare nuove applicazioni, perfezionate grazie a nuovi materiali e tecniche.
Sfortunatamente la radiazione solare è intensa d’estate quando non c’è richiesta di riscaldamento, ma piuttosto richiesta di raffreddamento che può essere ottenuto con le pompe di calore, macchine descritte nel 1852 dal grande fisico Lord Kelvin (1824-1907). Le pompe di calore permettono, grazie all’energia elettrica, di estrarre calore da una fonte a bassa temperatura e portarlo a temperatura maggiore per scaldare una stanza o, viceversa, di estrarre calore da una stanza, raffreddandola; un frigorifero è sostanzialmente una pompa di calore. Anche per le pompe di calore sono previsti incentivi dal nuovo decreto sulle fonti rinnovabili.
Col calore solare, portato ad alta temperatura mediante dispositivi a specchi, è possibile azionare dei motori; altra idea sperimentata già nell’Ottocento in Francia, in Egitto, anche in Italia. Oggi esistono nel mondo alcuni impianti solari che concentrano mediante specchi il calore in caldaie che generano poi vapore e energia meccanica; i risultati sono controversi mentre sarebbe auspicabile che fossero progettati e costruiti impianti di piccole dimensioni adatti ad azionare pompe per sollevare l’acqua; pompe solari di semplice funzionamento potrebbero anche essere esportate nei paesi poveri dove è intensa la radiazione solare ma mancano altre fonti di energia.
Gli incentivi del nuovo decreto sono previsti anche per le stufe alimentate con “biomassa”, come residui legnosi o pellets (cubetti di segatura compressa), una resurrezione delle stufe a legna usate per decenni nell’Ottocento e nel Novecento, e per un migliore isolamento termico degli edifici. L’erogazione di questi nuovi soldi ha il fine di dar vita a imprese, di creare occupazione, di diminuire la richiesta di combustibili fossili e soprattutto di diminuire l’inquinamento con un miglioramento delle condizioni ambientali.
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