Villaggio Globale, 6, (22),
37-47 (giugno 2003)
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, un mondo
disastrato da distruzioni, morti, sofferenze si trovò di fronte alla necessità
della ricostruzione: anche i paesi vincitori, in grado maggiore Inghilterra e
Unione sovietica, ma anche gli stessi Stati uniti, dovevano pensare al proprio
futuro: d'altra parte lo sforzo bellico aveva messo a disposizione strumenti
tecnico-scientifici poco prima impensabili, dalle materie plastiche, alla
benzina sintetica, a nuovi veicoli e aerei, a nuove fonti di energia.
Gli studiosi che avevano lavorato alla costruzione della
bomba atomica avevano intuito che l'energia nucleare si sarebbe affiancata al
petrolio e al carbone; Fermi in una celebre conferenza tenuta già al suo arrivo
negli Stati uniti nel 1939 aveva detto che le forze liberate dalla fissione del
nucleo atomico avrebbero potuto muovere navi e alimentare centrali elettriche.